Fonte: Messaggero di Sant'Antonio del 07/02/2022

di Luisa Santinello

Lunedì, ore 6.40. Chicchirichiiiii. Il gallo-sveglia impostato sullo smartphone non sente ragioni. È ora di alzarsi. Una nuova giornata lavorativa sta per iniziare. Anna si rigira nel letto, afferra con una mano il telefono sul comodino e fa un rapido check. Da ieri sera: cinque nuovi messaggi, quattro match, due richieste di amicizia e trentadue like. Non male in appena sette ore. Due minuti di swipe (in gergo: scorrere il dito sul touchscreen) sotto le coperte. E via, a lavarsi e a fare colazione. Fino alla pausa pranzo Anna toccherà lo schermo del suo iPhone altre 104 volte. Per accettare amicizie, likare, chattare e scattarsi pure un selfie. No, non è un’influencer. Tanto meno una nativa digitale. Anna ha 36 anni, ama danzare, leggere libri di carta e stare in compagnia. Peccato che da sette mesi si sia lasciata col suo ragazzo. E che la pandemia le abbia rubato pure il piacere di uscire a cena con gli amici. Così si è «buttata sul digitale» iscrivendosi a social network, siti e app per incontri. Ancora oggi sostiene che trovare l’anima gemella è questione di fortuna e non di Rete. Però intanto continua a cercare. Come del resto le migliaia di cuori solitari che, negli ultimi tempi, hanno «intasato» il web, incassando spesso delusioni, ma anche qualche bella sorpresa. Se in passato a fare da mediatori della coppia erano genitori, amici, parroci, sensali (che garantivano sulle buone intenzioni dell’uomo) e agenzie matrimoniali, oggi il testimone è passato sempre di più a Tinder, Bumble, Meetic, Facebook (dal 2020 è disponibile anche in Europa la funzione dating, cioè incontri) e chi più ne ha più ne metta…

I numeri parlano chiaro: stando ai dati raccolti nel 2019 dal Global Web Index su un campione di 173.859 utenti di internet tra i 16 e i 64 anni in tutto il mondo, l’85 per cento ha utilizzato il dating online. La percentuale varia da zona a zona. In Europa, il Paese con più alta concentrazione di non sposati iscritti a social network, app e siti di incontri è proprio l’Italia, con il 34 per cento. Una tendenza che interessa, dunque, anche le fasce meno giovani costituite spesso da divorziati e vedovi: il 52 per cento di chi ha un’età compresa tra 55 e 64 anni ha usato il dating online nel 2019. E i dati, da due anni a questa parte, complice il covid, continuano a lievitare…

Se nel 2015 gli utenti di app di incontri in tutto il mondo erano 185 milioni, il numero è salito a 270 milioni nel 2020 (fonte: IAC, MagicLab e Statista). Al passo con le iscrizioni è cresciuto anche il reddito globale delle compagnie che gestiscono il business: da 1,69 miliardi nel 2015 a oltre 3 miliardi nel 2020 (fonte: Blacks). In testa alla classifica delle piattaforme più gettonate, Tinder, seguita da Bumble (prima app di appuntamenti dove è la donna a fare il primo passo), Hinge e Badoo. Con un fatturato lievitato da 47 milioni di dollari nel 2015 a 1.4 miliardi nel 2020, il 29 marzo scorso, in piena pandemia, Tinder ha registrato il record di 3 miliardi di swipe e di oltre 3 miliardi di contatti. Per non parlare della società Match Group (a cui Tinder appartiene), che a fine 2020 ha visto crescere i propri utenti del 12 cento.

«Durante la pandemia abbiamo assistito a una colossale insurrezione digitale – conferma lo psichiatra Tonino Cantelmi, autore di Amore tecno liquido. L’evoluzione dei rapporti interpersonali tra social, cyber sex e intelligenza artificiale (Franco Angeli) –: nel tempo sospeso è avvenuta la più veloce rivoluzione di sempre. Milioni di persone hanno conosciuto smart working, Dad, chat, e-commerce e si sono riversate nel mondo digitale». Da qui il boom del dating online in risposta alla monotonia e alla solitudine. «Probabilmente la velocità con cui ci si riesce a “ubriacare” di incontri in Rete è tale per cui nessuna forma di aggregazione reale può competere con una dating chat – continua lo psichiatra –. Se le chat di incontri sembrano togliere la fatica (e la voglia) di conoscere l’altro, rendendo il cortocircuito sessuale l’unica espressione dell’incontro stesso, i social paiono approfondire un po’ la conoscenza, ma in realtà la superficializzano».
Ieri, oggi, domani

Una bella foto, magari ritoccata e filtrata, diventa così l’occasione per attirare il «pesce» all’amo. È la filosofia di Tinder. Si o no? Prendere o lasciare? Swipe a destra: mi piaci. Swipe a sinistra: ti cancello e non ti vedrò mai più (almeno online!). Nessuna possibilità di replica è contemplata. Nessuna opzione «approfondisci». Anche un secolo fa l’aspetto fisico contava, certo. Ma allora c’era tutto il tempo di andare oltre l’apparenza. «Oggi anche dopo centinaia di messaggi di ogni tipo, post, social, video, condivisioni, chat, il senso esistenziale di solitudine non viene saturato – aggiunge Cantelmi –: lo dimostrano gli studi sulla loneliness (solitudine) e sull’uso dei social. Più ti colleghi, più ti immergi e più sei esistenzialmente solo. Ecco perché credo che alla fine, pur non volendo rinunciare agli enormi benefici della rivoluzione digitale, gli abitanti del mondo postmoderno cercheranno l’autenticità e l’umanità dell’incontro vero, autentico e, a mio avviso, insopprimibile».

Recuperare il valore del reale, tuttavia, non significa soltanto riempire un vuoto interiore. È anche un modo per ovviare ai rischi della Rete. «I rapporti online, nella maggior parte dei casi, si costruiscono intorno a contenuti immaginari – spiega Rita D’Amico, psicologa e autrice di Amori oggi. Piaceri e tormenti del dating online, Il Mulino, 2021 –, e un incontro faccia a faccia può rovinare la relazione, poiché a volte c’è un’enorme discrepanza tra il partner immaginato e quello reale. Quindi, si può rimanere delusi e reagire allontanandosi l’uno dall’altro e, talvolta, sparire come dei fantasmi (ghosting)». Meglio comunque svelare l’inganno subito piuttosto che rimanerci impigliati dentro…

Lo sa bene il pallavolista Roberto Cazzaniga, balzato di recente alle cronache in quanto vittima di una truffa sentimentale online durata quindici anni. A ingannare il 42enne, ex giocatore della nazionale azzurra, una misteriosa donna. Fingendo di essere la modella brasiliana Alessandra Ambrosio, Maya – questo il nome con cui si faceva chiamare – ha convinto via chat Cazzaniga di essere la sua fidanzata ed è riuscita a sfilare al campione, negli anni, circa 700 mila euro. Soldi che, diceva, le sarebbero serviti per curare una presunta patologia cardiaca. «Non riuscivo a dire basta perché sentivo il dolore dall’altra parte» ha raccontato lo sportivo in tv, ospite a Verissimo su Canale 5, lo scorso 11 dicembre.
Il contributo dello schermo

Dalla realtà alla finzione il passo è breve. La vicenda di Roberto Cazzaniga sembra quasi la trama di un film. Non sarebbe certo la prima volta che il dating online compare sullo schermo con risvolti più o meno sorprendenti, in negativo ma anche in positivo. Pensiamo a un «classico» come C’è posta per te (1998), dove Meg Ryan e Tom Hanks si incontrano in una chatroom, salvo poi scoprire di essere vicini di casa. Di innamorati virtuali è pieno il mondo della celluloide. Vedere per credere commedie come Partnerperfetto.com (stavolta a fare da Cupido è un sito d’incontri), fino alle più recenti Love, Guaranteed e Love Hard (Netflix). Se in quest’ultimo una ragazza, in visita a sorpresa al suo spasimante virtuale, scopre di essere stata imbrogliata, Love, Guaranteed segue la storia di un fisioterapista che, dopo l’ennesimo incontro fallito, decide di fare causa all’app di dating, ma si innamora della sua avvocatessa.

Discorso a parte meritano le serie tv in chiave fantascientifica Soulmates e Osmosis, dove una nuova applicazione e un test promettono di scoprire l’anima gemella con una precisione del cento per cento. Sono lontani i tempi in cui Walt Disney raccontava l’amore fiabesco di Biancaneve e Cenerentola, con il puntuale happy ending che ha fatto sognare – in modo forse controproducente – molte generazioni. L’amore digitale è ormai parte del nostro immaginario visivo. Non a caso, continua Rita D’Amico, benché «cinema e tv svolgano un ruolo importante nel successo di app, social e siti d’incontri, sono altri i fattori che hanno contribuito in modo specifico alla loro accettazione e diffusione: l’età al momento del matrimonio è sempre più posticipata e il numero di single è cresciuto enormemente. Sono aumentati i divorzi, e quindi le persone ritornano sul “mercato matrimoniale” anche dopo i 40 anni. Inoltre, sono aumentate le pretese sul partner ritenuto adatto e c’è una spinta all’individualizzazione».

La fortuna del web dating, insomma, è un po’ lo specchio dei nostri tempi. Ciò non significa, però, che app e siti d’incontri siano condannati alla superficialità. Con buona pace del sociologo Zygmunt Bauman – secondo cui «i social media spesso sono una via di fuga dai problemi del nostro mondo off-line, una dimensione in cui ci rifugiamo per non affrontare le difficoltà della nostra vita reale» –, siti e app di appuntamenti rappresentano anche uno straordinario bacino di opportunità. Un modo per ampliare gli orizzonti e superare le distanze (fisiche e mentali). Certo, capita pure di imbattersi in seduttori/seduttrici seriali o eterni bamboccioni. Ma a volte il web ci sorprende, offrendosi quale luogo di transizione da cui partire per rompere il ghiaccio, in vista di un rapporto vero, capace di evolvere dal virtuale al reale. Perché una cosa non esclude l’altra.

Si va così verso un futuro integrato, in cui la Rete (e i servizi che offre, compreso il web dating) diverrà sempre più parte di un processo. «I padroni del web hanno annunciato di voler investire cifre colossali nel metaverso, dove non ci sarà più distinzione tra realtà reale e digitale – conclude Tonino Cantelmi –. Dalle macerie della pandemia sta per sorgere l’epoca postmoderna: quella della più colossale commistione tra l’umano e l’artificiale». Posto che di recente la cosiddetta A.I. (Artificial Intelligence) ha fatto passi da gigante, la grande scommessa è: come faremo a restare noi stessi, preservando la nostra umanità? «Sarà la compassione a salvare l’umano – chiosa lo psichiatra –. Un robot potrà pure farci compagnia, curarci, guidare per noi gli autoveicoli e persino raccontarci barzellette, ma a spezzare la solitudine sarà la nostra capacità di incontrarci con compassione».

Fonte: Messaggero di sant’ Antonio