Fonte: Agensir del 30/06/2023

 

Roma sotto i riflettori per due gravissimi fatti di cronaca che hanno visto protagonisti dei ragazzi giovanissimi. Loro coetanei, alcuni mesi fa, a Rovigo avevano sparato in faccia ad un’insegnante con una pistola a pallini di gomma; vicenda tornata in questi giorni alla ribalta per la loro incredibile promozione; lo scorso maggio uno studente aveva accoltellato la sua professoressa ad Abbiategrasso. “Fra la tragedia di Casalpalocco e l’umiliazione dell’insegnante impallinata lo scorso gennaio da alcuni studenti che malgrado il gesto compiuto sono stati promossi, c’è un filo comune”, dice al Sir lo psichiatra Tonino Cantelmi, direttore sanitario dell’Istituto don Guanella di Roma e presidente dell’Itci (Istituto di terapia cognitivo interpersonale): “Non solo Matteo (il ragazzo alla guida del Suv Lamborghini che lo scorso 14 giugno ha causato la morte di un bimbo di 5 anni travolgendo la Smart sulla quale il piccolo viaggiava con la mamma e la sorellina, ndr), è colpevole; lo sono tutti gli adulti che hanno ucciso il senso di responsabilità”. E intanto, l’altro ieri nel quartiere di Primavalle un diciassettenne ha accoltellato una coetanea, Michelle, cercando di farne sparire il corpo in un sacco dell’immondizia abbandonato in un carrello della spesa.

Professore, lei si dice sorpreso dal coro, che ha definito “stucchevole”, di persone indignate verso Matteo. Perché?

Perché la vera domanda da farsi è: di chi è la responsabilità se abbiamo fatto crescere una generazione di YouTuber che hanno monetizzato l’idiozia? Di chi è la responsabilità di aver messo in testa che guidare una Lamborghini a 20 anni sia una sorta di ragione di vita (e di morte!)? Allargando il campo di osservazione inserisco anche quanto successo nella scuola di Rovigo (ma casi simili, meno eclatanti sono stati segnalati in altre scuole).
Nella scuola di Rovigo è stato annientato il senso di responsabilità.
Puoi umiliare una professoressa – che giustamente ha reclamato dicendosi ulteriormente umiliata dalla decisione di promuovere i due studenti che dopo averla impallinata hanno immortalato sghignazzando la loro sciocca impresa in un video social – e non subire alcuna conseguenza. Quei professori e quella dirigente scolastica hanno ucciso il senso di responsabilità. Matteo, quei ragazzi e tanti altri come loro sono in qualche modo “vittima” di adulti – non penso solo ai genitori, ma a tutti coloro che in questa società hanno ruoli e compiti educativi – che hanno ucciso il senso di responsabilità.

Quale ruolo riveste nella formazione della personalità dei nostri ragazzi la presenza pervasiva dei videogame? E qui penso anche alla tragedia di Primavalle…

Parlerei piuttosto di colossale dipendenza da videogame. I nostri bimbi giocano con videogame nei quali si esaltano violenza e illegalità e nei quali si costruiscono agiti (per fortuna virtuali) irresponsabili. Il videogame più giocato da bambini e adolescenti è basato sull’identificazione con un criminale violento e crudele.
Ma qualunque cosa fai in quel videogioco, puoi ripartire come se nulla fosse successo. In quel videogame nessuna azione è basata su valori etici. E i nostri bimbi giocano così per molte ore, alcuni quasi tutto il giorno. È un colossale addestramento all’irresponsabilità, all’aggressività e, in fondo, anche alla crudeltà. Tornando alla vicenda di Rovigo, se altri studenti dovessero impallinare una professoressa, troverebbero genitori e professori pronti a cancellarne ogni conseguenza. E se per caso fossero puniti – come il ragazzo che ha accoltellato la professoressa ad Abbiategrasso  e che è stato bocciato – troverebbero genitori pronti a fare ricorso al Tar.
Ecco, basta con le ipocrisie, non è Matteo il solo colpevole, ma tutti gli adulti che uccidono il senso di responsabilità”.

Ora ci si indigna anche contro questo ragazzo di Primavalle.

Il delitto compiuto è davvero efferato. Ma il punto è: solo ora tutti lo “vedono”. Oggi la nostra attenzione segnala le sue idee incredibili, deformate e deliranti. E prima? Fino ad ora nessuno si è accorto di come questo bambino, poi adolescente, cresceva; nessuno è intervenuto. I mostri non sono né lui né Matteo, ma è mostruoso il mix di indifferenza, irresponsabilità e incapacità degli adulti: o assenti o adultescenti o indifferenti, che solo dopo tragedie come questa si svegliano e si accorgono ipocritamente di ciò che questo ragazzo è diventato.
In questo delitto c’è qualcosa di orrido, raccapricciante, crudele, come nell’uccisione di Giulia Tramontano, incinta di sette mesi, per mano del compagno e padre del bambino che portava in grembo…
L’aggressività e la crudeltà sono enormemente aumentate, e non solo tra i ragazzi; la solidarietà è sempre più social e meno reale, e il narcisismo dilaga a discapito dell’empatia…..
Articolo di Giovanna Pasqualin Traversa