Prefazione di Tonino Cantelmi

La gratitudine è, a mio parere, molto più di un sentimento e merita senza dubbio di essere meglio compresa, studiata, e riletta anche attraverso un approfondimento di tipo psicologico; è proprio per il tramite di un approccio basato sulle evidenze scientifiche (anche le intuizioni etiche) che possiamo infatti comprendere e, poi, scegliere di sviluppare tale virtù nel modo più efficace e sistematico, attraverso pratiche ed esercizi di comprovata efficacia. La prospettiva attuale sulla gratitudine ce la presenta non soltanto come un sentimento ma come un atteggiamento salutare: alla luce di recenti studi, possiamo intendere la gratitudine come qualcosa di multidimensionale, complesso, fruttuoso, non banale, né tanto meno “buonista”.

Praticare la gratitudine è una scelta di benessere che porta con sé una serie di implicazioni di tipo sia personale sia sociale. La gratitudine, infatti, va oltre il dominio della semplice emotività: è un atteggiamento globale, una chiave di lettura, un valore e una scelta che si può coltivare nell’ambito di un percorso di crescita. Le sue connotazioni sociali sono, inoltre, imponenti, dato che è proprio la gratitudine che ci consente di riconoscere il bene ricevuto e creare un proficuo legame di reciprocità con chi è stato generoso o compassionevole con noi, magari in un momento di vita non semplice. Dall’apprezzamento per i doni che gli altri (o la vita) ci porgono nasce una decisa propensione alla relazionalità più saggia: un cuore grato è un cuore compassionevole e solidale.

In questo libro il concetto psicologico della gratitudine viene collocato dall’Autrice in una dimensione di grande contemporaneità, quella della Mindfulness, ovvero consapevolezza a trecentosessanta gradi, capacità di presenza mentale, ritrovamento della propria irriducibile umanità a partire dalle tradizioni meditative.

Gratitudine, solidarietà, riscoperta dell’umano possono essere considerate la struttura laica del benessere e della salute relazionale; se vogliamo dirlo con parole antiche, esse sono necessarie all’amore di sé, del prossimo e della vita stessa, nelle diverse condizioni che essa quotidianamente ci presenta.

Oggi la struttura profonda della psiche viene concepita proprio attraverso la lente di questa multidimensionalità dell’essere umano, capace di consapevolezze profonde, sentimenti prosociali, compassione, perdono e gratitudine; concetti che fino a qualche decennio fa erano considerati appannaggio esclusivo delle tradizioni sapienziali, in qualche modo non necessari al benessere, ma anzi un po’ obsoleti se non addirittura di ostacolo per la salute della persona. In realtà, numerose evidenze scientifiche ci stanno mostrando che queste predisposizioni propriamente umane si situano idealmente in un salutare spazio creativo, che sta al confine tra mente e anima.

L’Autrice è da tempo impegnata nel campo della Mindfulness dal punto di vista personale e professionale, nonché nell’insegnamento e nella diffusione di questa ampia prospettiva in cui valori come la gratitudine si ricollocano in uno scenario di promozione del benessere personale e sociale. La cosiddetta “terza onda” della terapia cognitiva – che ha fatto seguito rispettivamente al comportamentismo e al cognitivismo – ha come oggetto proprio gli atteggiamenti umani di base che possono aiutarci o affossarci nelle inevitabili difficoltà della vita. Da circa trent’anni la medicina ha avviato un dialogo fruttuoso con la meditazione Mindfulness ideata da Jon Kabat-Zinn, mostrando il valore anche terapeutico della presenza mentale e degli atteggiamenti che da essa sorgono: accettazione, fiducia, impegno, compassione, gratitudine alla vita intesa in un senso molto ampio proprio come Gratefulness, ovvero gratitudine illuminata dall’apprezzamento consapevole di molti dettagli che con la frenesia della vita non siamo spesso in grado di notare e apprezzare, dimenticando di riconoscerne l’intrinseca e risanante bellezza.

È proprio la consapevolezza che nutre, infatti, atteggiamenti positivi di grata amorevolezza verso noi stesi, il prossimo, la vita con tutto ciò che contiene, compresa la dimensione ineludibile della sofferenza, cui possiamo rivolgerci con risentimento o con paziente presenza e desiderio di aiutarci e aiutare.

Gratefulness significa espandere la gratitudine oltre il pur gratificante momento della ricezione di un dono materiale. L’abbondanza e la scarsità, l’agio e la difficoltà sono infatti parte dell’umanità e della vita, cui possiamo rivolgerci andando a scoprire la nostra fondamentale resilienza. La Gratefulness e la compassione ci consentono di ascoltarci con empatia e accettazione dei possibili sentimenti negativi che albergano inevitabilmente in noi nel momento della prova, senza giudicarli né combatterli, ma mettendo in atto le decisioni più opportune per vivere in modo saggio e creativo.

Per chiarire meglio l’effettiva portata di questa prospettiva che è alla base della “terza onda” della terapia cognitiva, possiamo considerare alcune conseguenze importanti dell’atteggiamento Mindfulness. Anzitutto, essere presenti a noi stessi ci consente di non restare prigionieri del passato o del futuro; concentrandosi sul presente diviene possibile attuare cambiamenti reali, riconoscendo la ricchezza di possibilità a disposizione e il fondamentale ruolo di relazioni equilibrate per poter stare bene. La consapevolezza arricchisce il dialogo interiore con la propria parte positiva, grata, fiduciosa, saggia e benevola, capace di accogliere la vita in tutti i suoi aspetti, dalla meraviglia di fronte alla bellezza, alla fascinazione verso gli aspetti che richiamano il suo mistero e alla resilienza nel momento delle difficoltà, sofferenza e inevitabili fallimenti. Considerare ogni imperfezione come un segno di umanità facilita l’uscita dall’isolamento rassegnato, rancoroso, reattivo. Ci consente di vivere da svegli, piuttosto che sonnecchiare nei rimpianti. E ci aiuta a rileggere le variegate sfumature della propria storia, unica e irripetibile, così come è, senza la compulsione a volerla confrontare, paragonare, svalutare. Possiamo essere amorevoli verso noi stessi, in quanto esseri umani, con una storia, un corpo e un contesto di vita ben precisi. Rileggere la propria situazione alla luce della Gratefulness, significa anche riconoscere gli altri che fanno il bene come possono e possiamo essere loro grati anche quando lo fanno in modo imperfetto o francamente difettoso (ad esempio “rinfacciando” ciò che hanno dato in modo apparentemente del tutto gratuito).

La dimensione del limite non deve oscurare quella del bene, né quando lo riceviamo, né quando lo doniamo. Pensiamo forse di essere sempre adeguati nel fare il bene? E un’orgogliosità tossica: come tutti, anche noi possiamo essere stati non completamente gratuiti nel donare, aspettandoci magari qualcosa in cambio, fosse anche la sempiterna gratitudine! Gli ostacoli alla grata benevolenza consapevole sorgono spesso da questa incapacità di riconoscere una comune situazione in cui convivono inevitabilmente preziosità e difetti.

Invece di combattere con aggressività i nostri limiti e quelli degli altri, possiamo rivolgerci a noi stessi “lasciandoci essere”, accesi dalla curiosità di ascoltare il messaggio che il limite porta con sé, per poi superarlo lungo il cammino dell’esistenza.

La gratitudine racchiude in sé molteplici aspetti e benefici, alcuni dei quali non appaiono a prima vista, ma necessitano di essere scoperti e coltivati a partire da pratiche concrete che l’Autrice descrive, proponendo una serie di esercizi e spunti di riflessione che guidano il lettore verso una maggiore benevolenza e, perché no?, a una maggiore sensibilità alla gioia e alla felicità. Il percorso di accrescimento della gratitudine attraverso la lente mindfulness porta, attraverso passaggi graduali, a orientare positivamente l’attenzione, l’immaginazione e il ragionamento. Poi tale orientamento sfocerà nell’azione positiva, rinnovando, come ho avuto modo di scrivere a proposito della compassione, «la virtù della fortezza» che porta a scegliere le soluzioni più coraggiose e fruttuose. La prospettiva Gratefulness (gratitudine più Mindfulness) aiuta ad andare oltre il quieto vivere e la tentazione di rassegnarsi di fronte alle avversità. In questo senso essa è una virtù consolatrice; gratitudine e scelte coraggiose si fortificano a vicenda. Ed è proprio integrando ragione e sentimento che possiamo vivere la gratitudine come fonte di benessere, che ci preservi dalla imperante tendenza alla depressione caratteristica del nostro tempo.

La dimensione incarnata della gratitudine si traduce anche in beneficio fisico, come si è avuto modo di notare a proposito della felicità stessa. La gratitudine nasce dall’apprezzamento, che è uno speciale stato che coinvolge pensiero, affetti, relazioni.

Il lettore può accingersi a compiere pratiche di espansione della gratitudine, al fine di sviluppare una creatività nuova, una sana progettualità, una più persistente abitudine alla gioia e al riconoscimento del bello che ci circonda e che può conferire una rinnovata energia al vivere quotidiano.

La gratitudine, la Mindfulness non sono solo delle “buone idee”, a cui ci si possa astrattamente ispirare: esse vanno soprattutto praticate. A tale scopo, sin dall’introduzione, vengono proposte domande-stimolo, spunti di riflessione ed esercizi di immaginazione guidata, da compiere con atteggiamento di meditazione. Il mio augurio a chi si accinge alla lettura è quello di esplorare realmente la possibilità di vivere in pienezza, che è offerta a ognuno di noi, crescendo nel rispetto di sé e degli altri, nella compassione, nella gentilezza e nella gratitudine.

 

Autore: Maria Beatrice Toro
Editore: San Paolo Edizioni
Collana: Psicologia
Anno edizione: 2024
In commercio dal: 24 giugno 2024
Pagine: 176 p., Brossura
EAN: 9788892244801