Il terrore della povertà

Di Tonino Cantelmi
Fatti di cronaca così drammatici ed eclatanti come i suicidi che quasi quotidianamente coinvolgono chi ha perso il lavoro, non possono essere giustificati dalla depressione e dalla crisi economica. Serve una riflessione più profonda capace di interrogarsi sulla qualità dei legami sociali. E’ necessario un nuovo paradigma che parta dalla debolezza in cui si trova chi viene emarginato.

Per risalire ci servirà il ritmo dei deboli

Cosa c’è dietro i suicidi così eclatanti di imprenditori falliti o di lavoratori privati di risorse e lavoro? Non possiamo non considerare che nelle fiamme con le quali si dà fuoco un uomo c’è un urlo, un grido, una protesta estrema di chi, impotente e solo, ha dovuto affrontare un mostro molto più forte di lui… Ma cosa c’è tra la crisi e il suicidio? Qual è l’intermediario che genera un comportamento così crudele con se stesso? Tra la crisi e i suicidi c’è la sofferenza di una persona.