Schizofrenia - cap 7

 

La schizofrenia è senz’altro il più complesso dei disordini mentali e da quando Kraepelin l’ha descritta come sindrome unitaria è stata considerata un disturbo a forte connotazione organica. L’ipotesi di una alterazione strutturale del cervello come causa del quadro clinico caratteristico della malattia è sostenuta dal carattere gravemente destrutturante del disturbo, dall’analoga sintomatologia con alcune psicosi a dimostrata base organica e dalla scarsa influenzabilità del quadro clinico da fattori psicologici. L’interpretazione della schizofrenia come malattia organica cerebrale ha stimolato, fin dall’inizio del secolo, una lunga serie di lavori finalizzati ad identificare la lesione o le lesioni del cervello che potessero essere legate eziopatologicamente all’insorgere della malattia. In questo contesto gli studi sulle alterazioni morfologiche, disponibili in seguito alI’introduzione di metodi di indagine sempre più sofisticati, giocano un ruolo importante in quanto hanno permesso di collegare le lesioni strutturali alle alterazioni funzionali ed entrambe al quadro clinico della malattia. Parallelamente allo sviluppo di questa ‘ipotesi lesionale’ della schizofrenia, a partire dalla fine degli anni 80, un sempre più vasto numero di neuroricercatori di formazione diversa (psichiatri, fisici, matematici, psicologi) hanno sviluppato modelli di reti neurali, nei quali l’ induzione di particolari lesioni ha prodotto comportamenti dinamici che possono costituire efficaci metafore descrittive di alcune manifestazioni psicotiche tipiche della schizofrenia.
In particolare la nostra attenzione si è rivolta ad un modello computazionale di rete ANN, basato su una ipotesi formulata dal neuropsichiatra Stevens, che cerca di spiegare la patogenesi della schizofrenia.

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