Fonte: Agenzia Sir del 24 novembre 2018
Cantelmi presenta due casi raccontati in un breve video. Anzitutto quello di una giovane donna che soffriva di dipendenza da chat e per colmare un vuoto aveva esperienze sessuali con diversi uomini. Rimasta incinta, è proprio il dialogo con il bambino in grembo che le dà la forza di iniziare un percorso terapeutico in una comunità che la accoglie “dimostrando – spiega lo psichiatra – che il percorso di recupero ha bisogno di relazioni di senso”. Quindi una donna il cui marito aveva un problema di dipendenza sessuale. Quando se ne accorge, è il marito stesso a chiederle aiuto confidandole che sta pensando anche al suicidio. Dopo la prima reazione di rabbia, disgusto e voglia di vendetta, la donna lo vede come una persona fragile e bisognosa di aiuto. Di qui un percorso terapeutico intrapreso da entrambi. “Noi – conclude Cantelmi – dobbiamo immaginare percorsi nei quali non si costruiscano reti di relazioni efficaci, capaci di generare felicità”.
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