Fonte: filodritto del 13/11/2020
Si parla di postmoderno, postumano (contrapposto al transumano), post-tecnologico… e anche di post-familiare, aggettivo riferimento alla sorte (o al tramonto) della famiglia.
Il sociologo Pierpaolo Donati scrive nel Rapporto Cisf 2020: “Bisogna prendere atto che nel prossimo futuro la società sarà sempre meno “famigliare” nel senso in cui l’hanno conosciuta le generazioni precedenti. Stiamo entrando in una società post-famigliare. Una società in cui le famiglie si andranno frammentando, scomponendosi e ricomponendosi sulla base di giochi relazionali che abbandonano la struttura sociale della famiglia come intreccio fra la relazione sponsale e quella genitoriale. Si può essere coppia senza impegni matrimoniali, e anche senza convivere assieme; la coppia può essere ristretta ai due partner o includere relazioni più ampie; si può essere genitori senza aver generato i figli con rapporti naturali, ma mediante l’uso di varie tecnologie riproduttive, fino al ricorso alla maternità surrogata. Fare coppia ed essere genitori sono due possibilità che rispondono a progetti diversi di vita, vanno per conto loro. La famiglia classica composta di madre, padre e figli naturali o adottivi diventa solo una delle tante possibilità di chiamarsi famiglia”. Pur nella libertà di sposarsi e di costituire una famiglia (per esempio articolo 9 Carta di Nizza) non ci si dimentichi che la famiglia è il contrario di egoismo e individualismo e che è prioritario l’interesse superiore del fanciullo. Famiglia: non è solo vivere insieme, ma saper vivere insieme, poter vivere insieme, voler vivere insieme. Famiglia: “ambiente naturale per la crescita ed il benessere di tutti i suoi membri ed in particolare dei fanciulli” (dal Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia).
Il sociologo Donati aggiunge: “L’alternativa alla famiglia post-umana esiste ed è quella che possiamo chiamare “famiglia relazionale”, nella quale le relazioni fra uomini e donne, così come fra generazioni, sono caratterizzate dalla fiducia, cooperazione e reciprocità come progetto riflessivo di vita. Cioè una struttura sociale di relazioni di cura che ha in sé, per via della generatività della coppia e della trasmissione generazionale, la capacità di realizzare un progetto specifico di vita in comune. […] La “famiglia relazionale” è bensì una famiglia che si prende cura dell’Altro, ma lo fa guardando alla bontà delle relazioni familiari e dei frutti che portano, dando priorità alla relazione sull’interesse individuale, nella consapevolezza che solo certe relazioni, quelle del genoma naturale specifico della famiglia, possono assicurare l’identità umana, sessuata e generazionale di ciascuno, nella sinergia delle differenze”. Anche se cambia (etimologicamente “cambiare” deriverebbe dal greco “kàmbein” col significato di “curvare, piegare, girare intorno”) nel tempo e nello spazio, la famiglia si regge su pilastri necessari, quali il rispetto (concetto che richiama lo sguardo, imprescindibile in una famiglia), la reciprocità, i diritti, la dignità di ognuno. In particolare si ricordi che la famiglia è un diritto della persona minore quale ambiente dove crescere ed essere educato (dalla legge 184/1983 “Diritto del minore ad una famiglia”).
Lo psichiatra e psicoterapeuta Tonino Cantelmi nello stesso Rapporto Cisf specifica: “Se l’identità è liquida, anche il legame interpersonale diventa liquido, cangiante, mutevole, individualista e dunque fragile. L’uomo del terzo millennio sembra rinunciare alla possibilità di un futuro e sembra concentrarsi sull’unica opzione possibile, quella del presente occasionale, del momento, dell’istante. Ecco dunque la metamorfosi della famiglia. Se i legami sono light, connessioni mutevoli svincolate da progettualità e percorsi di crescita, privi di generatività e prevalentemente sessualizzati, se tutto questo ha il sopravvento, quando parliamo di famiglia, di cosa parliamo? Direi che oggi parliamo soprattutto di monadi individuali: la famiglia coincide con l’individuo, che più o meno occasionalmente incrocia altri individui, con i quali sciama e disegna realtà instabili e mutevoli proprio come fanno gli sciami di insetti. Generare significa innanzitutto soddisfare il desiderio di figli, sempre in contesti più o meno individuali o paraindividuali, ed è staccato e nettamente separato da ogni aspetto di oblatività”.
Famiglia è fattività, progettualità, responsabilità: doveri e obblighi verso le nuove generazioni, come si ricava pure dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, perché la “sostenibilità” comincia in famiglia, da ogni famiglia. In famiglia non si ritenga niente e nessuno scontato, non si banalizzi la quotidianità, non si trascuri alcun segno o segnale: in famiglia bisogna tornare a dedicarsi tempo e sguardo. È questa l’essenza dell’assistenza morale che ci si deve tra coniugi (articolo 143 codice civile) e si deve ai figli (articolo 147 codice civile). La famiglia è fondamentale e bisogna darle fondamenti (tra cui la cosiddetta “amicizia coniugale”). La formulazione dell’articolo 143 codice civile non è mera teoria ma è la base su cui costruire, modulare la propria vita matrimoniale e familiare anche secondo le indicazioni dell’articolo 144 codice civile.
“[…] perché nel prossimo futuro la società sarà sempre meno ‘familiare’ nel senso in cui l’hanno conosciuta le generazioni precedenti. Scarsa propensione al matrimonio, calo demografico, famiglie monogenitoriali o con un solo componente: la geografia delle relazioni familiari sta diventando sempre più complessa e frammentata e, allo stesso tempo, sempre più svincolata da assetti formali e responsabilità (genitoriali e sociali) che riconducono alla famiglia classica” (dal rapporto Cisf 2020). I bambini intravedono la famiglia negli animali (tanto che, per esempio, parlano di ragnetto figlio, mamma ragno e papà ragno), disegnano la famiglia, rappresentano la famiglia nei loro giochi simbolici o di ruolo. I bambini hanno un senso di famiglia e di casa che gli adulti (o pseudotali) ignorano o calpestano. Per recuperare i principi educativi e di vita bisognerebbe tornare a osservare i bambini come hanno fatto i grandi della psicologia e della pedagogia, come Jean Piaget e Maria Montessori.
Il Rapporto Cisf 2020 “La famiglia nella società post-familiare” ha evidenziato la cosiddetta “evaporazione della famiglia” che si è andata manifestando negli ultimi trent’anni, al tempo stesso la Dichiarazione della FAFCE (Federazione delle associazioni familiari cattoliche in Europa, 5 giugno 2020) ha sottolineato che “Nell’emergenza Covid-19 la famiglia è stata la roccia su cui sono rimaste salde le vite delle persone”. La famiglia, anche se avversata, abbandonata, allontanata o lacerata, è e rimane punto di riferimento.
Nell’articolo 29 comma 1 della Costituzione, nel Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia e in altre fonti internazionali la famiglia è definita “naturale”, dal verbo latino “nasci”, “nascere”: la famiglia è come un terreno, ha bisogno di semi, acqua, stagioni, tempo, braccia che vi lavorino e che la si rispetti.