Autore Tonino Cantelmi
I dati emersi dai report nazionali certificano una crescente povertà educativa nel nostro Paese: la pandemia ha portato in evidenza, se non addirittura contribuito ad aumentare, le disuguaglianze sociali che, a loro volta, derivano da grandi differenze strutturali insite alla società stessa. La povertà educativa ha spesso origine proprio da queste disparità che non sono solo economiche ma anche sociali e culturali. Le condizioni di disagio psicologico sono, in una certa misura, la cartina di tornasole di questa realtà. Michael Marmot, clinico ed epidemiologo contemporaneo, sostiene che la povertà, al pari di una malattia fisica cronica, è spesso associata a una maggiore frequenza di fattori di rischio individuali, a stili di vita non salutari e ad ambienti di vita più degradati. In altri termini, le persone socialmente più disagiate, con una scolarità più bassa e minore controllo sulla propria esistenza, tendono ad ammalarsi con più frequenza. E da qui che nasce fortemente la necessità di contrastare la povertà educativa.
Per i ragazzi che provengono da famiglie svantaggiate le ristrettezze economiche rappresentano un ostacolo importante poiché riducono notevolmente l’accesso alle risorse culturali ed educative e minacciano severamente la loro realizzazione e gratificazione personale. Ne consegue così l’aumento del disagio psicologico.