Le grandi solitudini – La Chiesa italiana e la salute mentale – VII edizione

Se usiamo l’espressione “stare da soli” possiamo pensare ad un’opportunità per generare nuove energie, progetti, sviluppi. Se passiamo alla frase “restare da soli” tratteggiamo uno scenario velato di tristezza con la sensazione che si sia perduto qualcuno di prezioso ai nostri occhi. Ma quando nel nostro linguaggio entra la parola “solitudine” disegniamo un quadro malinconico che confina con, o addirittura entra in, una condizione patologica. Così le grandi solitudini diventano il tema del seminario voluto dal Tavolo sulla salute mentale dell’Ufficio Nazionale per la pastorale della salute della CEI per capire, prima ancora di fare e intervenire, di cosa si parli. Nato per la relazione, l’essere umano, si trova non poche volte in condizione di solitudine, al punto che la letteratura a più riprese lo descrive come un essere “solo” dalla nascita alla fine. È dunque possibile tracciare linee e criteri per non cadere nella solitudine quando si rimane soli? Oppure quando ci si sente soli pur immersi in una folla che rimane anonima? Oppure quando non siamo più al centro dell’attenzione di tanti? Sensazioni, emozioni e sentimenti che non risparmiano nessuna fascia di età e nessuna attività lavorativa e sociale. Corso ECM per Medici, Psicologi e Infermieri 4 crediti ecm n. corso 410805

Il transito nella tecnoliquidità postmoderna: la rete dai confini incerti e dalla potenzialità straordinarie

Fonte: Insight – La cultura dell’altro n. 9 /2022 – In questa modernità liquida e postmoderna crollano le gerarchie dei valori, le identità vacillano e si virtualizzano, come anche le emozioni, l’amore e l’amicizia. La virtualizzazione è diventata la forma privilegiata di interazione nonché la forma massima di ambiguità, che consente il superamento di vincoli e confronti. Eppure, qualcosa non funziona. Lo avvertiamo dall’incredibile aumento del disagio psicologico che si espande nella popolazione, dal disorientamento dilagante, dall’incremento di consumo di alcol e sostanze stupefacenti, soprattutto dagli stessi giovani che popolano il mondo di Instagram e TikTok, dall’affermarsi della cupa cultura della morte, dall’inquietante incremento di suicidi, come anche dimostrano le tragiche challenge sui social, dal proliferarsi dei cosiddetti “haters” dal malessere diffuso. Nell’epoca dell’identità fluida e della crisi della relazione interpersonale si abbatte Il senso di felicità dell’uomo contemporaneo. Fonte: Insight – La cultura dell’altro n.9

Aggressori e aggrediti: una realtà sociale

Nel corso del convegno organizzato dal Il Centro Antiviolenza della Croce Rossa Italiana di Avezzano sono stati trattati argomenti importanti e sensibili. Il Prof Tonino Cantelmi – psichiatra – dichiara: “Questa è un’epoca straordinaria, con una tecnologia di avanguardia, condividiamo tutto su FB, e su qualche altro social network ma fondamentalmente siamo più soli. In questa solitudine albergano tante nostre insicurezze. Direi che bisogna ricostruire la possibilità di stare insieme, incontrarsi parlare reciprocamente, questo per avere un antidoto contro la violenza. I genitori di oggi sono genitori piuttosto buoni, accudenti, affettuosi, ma incapaci di fare i genitori, di trasmettere il senso della vita. La violenza tra bambini, il bullismo è una delle violenze più crudeli, ed è l’interrogativo che ci stiamo ponendo, come mai tanti bambini aggrediscono altri bambini, come adulti dobbiamo avere la capacità di captare questo fenomeno e di intervenire”.