Uno sguardo preoccupato. Il coronavirus visto dallo psichiatra

Mi spiace contraddire la retorica (stucchevole) dell’ “andrà tutto bene” e quella (ancora più stucchevole) “ne usciremo migliori”. Non è andato tutto bene: abbiamo pagato un prezzo incalcolabile in dolore, vite umane, lutti e relazioni interrotte brutalmente, senza neanche la possibilità di accompagnare le persone negli ultimi istanti o celebrare riti funebri per dare un senso alla perdita. No, non è andata bene: dare per scontato che “andrà tutto bene” è solo wishful thinking, certo non serio senso della realtà.

Cappellani e medici, cos’ha insegnato l’emergenza-Covid

L’esperienza del coronavirus vissuta gomito a gomito durante le settimane della drammatica emergenza negli ospedali ha cambiato il rapporto tra sacerdoti e religiosi e il personale sanitario in corsia. «I cappellani sono stati un gruppo molto resiliente, hanno chiamato con grande intensità, ma soprattutto per chiedere un confronto su alcune situazioni – ricorda Tonino Cantelmi, presidente dell’Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici (Aippc) –. Alla fine solo alcuni hanno accettato le 10 sedute di psicoterapia che avevamo proposto, la maggior parte ci hanno segnalato altre persone. Sono stati molto generosi».