Relazioni al tempo dei social network, la risposta dello psicoterapeuta Tonino Cantelmi

Fonte: Copercom del 26 ottobre 2012 


Pubblicato il 31/10/2012

Copercom  by settimanadellacomunicazione − in Reti sociali
 

Partiamo dalla oramai conosciuta immagine di società liquida, che il sociologo Bauman ha lanciato già un paio di anni fa, per capire come si sta formando l’uomo al tempo dei social network. Per comprendere questa mutazione antropologica e psicologica, abbiamo chiesto un parere ad uno dei principali esperti a livello italiano, ovvero lo psicoterapeuta Tonino Cantelmi. Lo psicoterapeuta ha tracciato l’identikit dell’uomo di oggi, alle prese con una società che sta velocemente cambiando, definendolo: narcista (pensiamo a facebook), ambiguo, emotivo (che basa tutto sulle emozioni) e veloce, collante di tutto la tecnologia. Una mutazione sociale però, che come effetto collaterale spesso fa emergere un impoverimento nei rapporti reali, che vanno oltre lo schermo di un pc.


Ma quale può essere un antidoto per arginare questa precarietà comunicativa ed affettiva?

«Abbiamo tutti l’esigenza di incontrarci e conoscerci, ci illudiamo attraverso vie brevi di farlo, condividendo dei file o incontrandoci attraverso i social. In realtà dobbiamo dare ascolto a questo bisogno non rinunciando alla ricerca di relazioni autentiche, dove va benissimo la possibilità di scambiarci dei file, ma ancora meglio se possiamo guardarci negli occhi e conoscerci».


Qual è il “gap” delle agenzie sociali, come famiglia, chiesa e scuola?

Tonino Cantelmi, psichiatra psicoterapeuta, intervistato sul tema della tecnoliquidità«Tutte le realtà associative e in qualche modo tutto ciò che propone un assetto valoriale guarda al tema esistenziale dell’uomo, tutto questo non va perduto e anzi tutte queste realtà devono avere il coraggio di rilanciare al tempo della rete la possibilità di mantenere vivo l’assetto valoriale. Non è vero che l’uomo non sa più dove va e cosa fa, è ancora più cogente questo bisogno e allora è ancora più necessario, che ci sia qualcuno che mantenga la possibilità di rispondere a questo. Credo che la dove c’è autenticità, l’uomo del terzo millennio, ferito, deluso, amareggiato prima o poi alzerà la testa e là guarderà, cercando l’autenticità».


Quale deve essere il loro ruolo?

«Credo che la Famiglia, la Scuola, la Chiesa e tutte le realtà aggregative che s’incontrano intorno a temi valoriali ed esistenziali, abbiano un ruolo straordinario nel terzo millennio, lo avranno sempre di più perché l’uomo non può ritirarsi nelle vie brevi della felicità che la tecnologia promette, ma poi dovrà necessariamente alzare lo sguardo e dovrà cercare un altro sguardo autentico».


Francesca Baldini