Panico da catastrofe. Come uscirne.

Fonte:PiĆ¹Saute, Mensile 1_Numero 2 Dicembre 2009


Pubblicato il 10/12/2009

 

Più Salute, rubrica Salute e Psicologia "Fobie Moderne" intervista al Professor Tonino Cantelmi

 

 

Paura che tutto finisca all’'improvviso, che un evento catastrofico spazzi via I'umanità. E' vero, gli eventi degli ultimi anni non ci aiutano: dall'11 Settembre 2001 al terremoto in Abruzzo, uomo e natura sembrano essersi alleati per mettere a dura prova i nervi dei sopravvissuti e della gente che ha assistito in maniera indiretta agli eventi.

 

L 'apocalittico tsunami di cinque anni fa, quello più recente delle isole Samoa, il terremoto in Abruzzo e, ultimo in ordine di tempo,  lo smottamento della montagna a Ischia che ha spezzato la giovane vita di una quindicenne e lasciato dietro di sé numerosi feriti. La natura che si ribella e l’uomo che non può che restare a guardare, impotente; scenari di devastazione ben impressi non solo nella memoria di chi li ha vissuti sulla pelle ma anche di quelle persone che da lontano hanno assistito al loro verificarsi. Tant'e che molte di queste sono rimaste così influenzate da aver corretto le proprie abitudini quotidiane senza motivo, pensando a ciò che di sconvolgente era capitato e che dunque avrebbe potuto verificarsi di nuovo. Non sono rari, infatti, i casi di pazienti che si sono rivolti agli specialisti per sfuggire al cosiddetto panico da catastrofe, una fobia in continuo aumento complici l'impressionante numero di catastrofi degli ultimi anni.

Una psicosi dilagata dopol’11 Settembre

Dal famigerato attacco alle Torri Gemelle, c'è chi per esempio continua a evitare di prendere la metropolitana o di recarsi in posti particolarmente affollati per paura di attacchi terroristici; chi invece i mezzi pubblici li prende ma alla prima donna velata che sale sente il bisogno impellente di scendere per evitare attacchi d'ansia. Molte persone, ancora, dopo i maremoti che hanno avuto luogo nel sud est asiatico hanno rinunciato per sempre a visitare quelle mete straordinarie, nonostante i terremoti non siano prevedibili.

Tonino Cantelmi, PsichiatraE' un dato di fatto: negli ultimi anni sono aumentati i livelli di ansia, di angoscia, le depressioni, e i disturbi del sonno anche nella gente comune, che con queste catastrofi ha dovuto fare i conti solo tramite i mass media. L'esempio più classico? La paura di volare. Impressionante il numero di viaggiatori che ha smesso di mettere piede su un aereo dopa l’11 Settembre.

 

L'effetto "media" influisce sulla psiche della gente comune

Le immagini dell'evento tragico girano per giorni e giorni sui media, ma che effetto possono avere su coloro che non hanno vissuto direttamente I'evento? Come precedentemente rilevato sono tante le persone che hanno modificato le proprie abitudini quotidiane, scelte di vita o semplici preferenze.

Ma se pensiamo che gli unici ad essere stati colpiti da questi eventi scioccanti siano stati gli adulti ci sbagliamo: il dott. Cantelmi riferisce che sono i bambini ad essere i soggetti più a rischio. "Abbiamo condotto uno studio (nell'ambito del corso di laurea dell'Università La Sapienza di Roma dove insegno) sui bambini fino ai 10 anni: abbiamo misurato il loro livello di ansia, li abbiamo sottoposti alla visione di telegiornali che mostravano le immagini di eventi catastrofici e successivamente abbiamo rimisurato il loro livello ansiogeno. Abbiamo notato un aumento considerevole del livello".

Chi può aiutarci a superare lo stress e come può farlo?

Sono senza dubbio gli psicologi a poter risolvere le crisi psicologiche delle vittime dirette e indirette delle catastrofi. "La cosa importante  -continua il dott. Cantelmi - è intervenire nell'immediato per evitare che il trauma venga interiorizzato e che quindi si generino ulteriori disturbi. Per quanto riguarda le vittime è importante stare loro vicini e farle parlare affinché non si isolino". Alcune tecniche utilizzate dagli psicologi per soccorrere le persone che hanno vissuto direttamente la tragedia sono:

defusing: intervento breve che dura 20-40 minuti e che viene organizzato per piccolissimi gruppi di persone reduci dall'evento. Viene insegnato ai soggetti come gestire I'ansia e serve a ridurre il senso di isolamento e impotenza attraverso I'appartenenza al gruppo che ha subito il trauma, a ridurre le reazioni intense e le angosce provocate dall'evento ed a riportare il gruppo ad una sorta di normalità fornendo soluzioni a breve termine per il recupero delle loro funzionalità (riprendere a mangiare, a bere, a dormire, dare degli orari ecc. ecc.).

debrifing: incontro strutturato organizzato per piccoli gruppi di persone la cui durata e di circa 2-3 ore. offre agli individui vittime di un trauma la possibilità di esternare e confrontare con altri i propri pensieri, ricordi ed emozioni più disturbanti in modo tale da comprenderli e normalizzarli. Questa tecnica ha lo scopo di ridurre l'impatto emotivo dell'evento critico, di contenere le reazioni, di favorire il recupero delle persone, combattere le convinzioni erronee, evitare conseguenze negative future, istruire, rassicurare.

EMDR "la tecnica più importante e più diffusa da applicare alle vittime affinché possano tornare effettivamente alla normalità. -sostiene il dott. Cantelmi - E' un acronimo che sta per Eye Moviment Desensitation and Reprocessing, ovvero desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari,è una procedura psicoterapeutica innovativa che agisce a livello neurofisiologico poiché si , basa sui movimento ritmico degli occhi, associato alla rievocazione dell'evento traumatico che condurrebbe ad una stimolazione sensoriale bilaterale, che permetterebbe l'attivazione simmetrica dei due emisferi cerebrali, sbloccando cosi la rete neurale in cui e intrappolato il trauma”.

I problemi di chi ha vissuto direttamente le tragedie

Chi invece un evento drammatico l’ha direttamente, inevitabilmente, porta dentro danni ben peggiori che possono a volte sfociare in veri e propri disturbi psichici, più o meno gravi, detti "psico-traumatismi". I sintomi più comini che si avvertono dopo il fatto sono:

ansia: sensazione continua di tensione non giustificata da un evento concreto

depressione: stanchezza accompagnata da una visione negativa degli eventi

apatia: disinteresse totale anche di fronte situazioni gravi

paura: timore che l’evento possa nuovamente avverarsi

tristezza e dolore senso di colpa di essere sopravvissuti al disastro e di non aver potuto far niente per le altre persone

aggressività legata alla rabbia irrazionale per ciò che è successo

Invece "i sintomi che possono presentarsi anche dopo parecchio tempo dall’evento catastrofico e che possono persistere a lungo - spiega il professor Tonino Cantelmi, psichiatra presso gli Istituti Fisioterapici Ospedalieri di Roma -sono: attacchi di panico (sensazione di soffocamento e la convinzione di essere sul punto di morire); agorafobia (disagio nel trovarsi in ambienti non familiari o in spazi aperti pubblici); fobie specifiche (paura forte verso un oggetto, un'attività o una situazione, ad esempio paura di prendere l'aereo, di viaggiare nei mezzi pubblici); disturbi ossessivi compulsivi (che ipediscono lo svolgimento regolare delle attività quotidiane); ma soprattutto il più frequente è il disturbo post-traumatico da stress (si manifesta sotto forma di flashback, confusione incubi e insonnia)".

"Questi sono problemi che si manifestano in circa 1/3 della popolazione colpita, naturalmente con livelli differenti di gravita.  -continua il dott. Cantelmi – La fascia di popolazione che ne è  maggiormente colpita è rappresentata da donne e bambini: le prime perché sono naturalmente più esposte ai disturbi d'umore, i secondi perche ovviamente essendo piccini hanno una personalità che si deve ancora strutturare".

 

Fonte:PiùSaute, Mensile 1_Numero 2 Dicembre 2009