Educare è un cammino - Nella Piazza, 08.03.2011

Fonte: Più Voce.net


Pubblicato il 10/03/2011

Al terzo appuntamento sugli Orientamenti pastorali della Chiesa italiana per il decennio 2010/2020 “Educare alla vita buona del Vangelo”, ancora una volta, hanno offerto generosamente le loro riflessioni alcuni intellettuali italiani: Luisa Ribolzi, Giuseppe Savagnone, Francesco Belletti, Tonino Cantelmi, Paolo Rodari

“Il primo pilastro della relazione educativa è quello legato alla dimensione della scoperta del vero, autentico desiderio che sta lì acquattato nel profondo del nostro io. E’ la grande domanda di senso sulla vita che da troppo tempo, soprattutto per un malinteso rispetto umano, non si ha più il coraggio di porre né a se stessi né a chi ci è stato affidato per crescere. Sta qui, in questo corto circuito della cultura contemporanea, la radice dell’assenza di una domanda fondamentale. L’unica che può aprire la porta al desiderio del bello, del buono e del vero. C’è la necessità di riprendere il percorso da una domanda essenziale: cosa cerchiamo? cosa cercate?”.

Così il direttore di Piùvoce.net (www.piuvoce.net), Domenico Delle Foglie, introduce l’approfondimento mensile dedicato al tema “Educare è un cammino”, terzo appuntamento sugli Orientamenti pastorali della Chiesa italiana per il decennio 2010/2020 “Educare alla vita buona del Vangelo”. Ancora una volta hanno offerto generosamente le loro riflessioni alcuni intellettuali italiani: Luisa Ribolzi (La relazione e la fiducia esigono responsabilità), Giuseppe Savagnone (Cristiani si diventa con il faccia a faccia), Francesco Belletti (Non c’è vita senza educazione), Tonino Cantelmi (I nuovi genitori? Rinunciatari e silenti), Paolo Rodari (L’essere testimoni è seguire un”altro”) e Miela Fagiolo D’Attilia (Tempo e pazienza non bastano mai).

“Educare senza amare è un’impresa pressoché impossibile – conclude Delle Foglie – Ma se ci pensate bene, è proprio questa la sfida lanciata dalla moderna razionalità: sottrarre amore e lasciare il campo della relazione umana in balìa del libero gioco dei rapporti di forza. Il nostro dire che senza amore non si può educare non è il tic delle anime belle. E’ il frutto di una coscienza mondata dal peccato e dalla superbia. Una coscienza alla quale non deve mai mancare il coraggio della proposta. E quest’ultima dimensione ci accomuna a tutti i cittadini, genitori e insegnanti, a prescindere dalla fede, dai valori di riferimento e dalle radici culturali. E’ ciò che ci unisce nella responsabilità educativa: non si può educare se non si ha il coraggio di proporre”.

Fonte http://spazioblog.progettoculturale.it/?p=1658