Dalla relazione alla connessione

Fonte: Radio Vaticana


Pubblicato il 26/11/2010

 

Era digitale: dalla relazione alla connessione. Trionfano virtuale, narcisismo ed emotività

“Siamo alle soglie di una fase evolutiva dell’umanità, caratterizzata da tecnologie sempre più umanizzate e da uomini sempre più tecnologizzati”. Lo ha detto Tonino Cantelmi, presidente dell’Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici, intervenendo ieri al congegno su “L’educazione alla fede cristiana nell’epoca di internet. Lo riferisce il Sir. La pedagogia di Gesù e il percorso francescano”, in corso a Roma per iniziativa della Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura – Seraphicum”. “Molti osservatori – ha proseguito l’esperto – hanno evidenziato come l’inizio del Terzo millennio sia stato contrassegnato dalla più straordinaria ed epocale crisi della relazione interpersonale”, causTonino Cantelmi, Medico Psichiatraata dall’esplodere della rivoluzione digitale: si tratta, per Cantelmi, di una “profonda crisi della relazione interpersonale”, in cui alla relazione si sostituisce la “connessione”, che è “fluida, consente espressioni narcisistiche di sé, esalta l’emotivismo, è provvisoria, liquida e senza garanzie di durata, è ambigua e indefinita”. L’espressione “più evidente” di questo cambiamento di paradigma è “la crisi dell’identità maschile e femminile”, che comporta poi la crisi di coppia, divenuta ormai “l’occasionale incontro tra bisogni individuali che vanno reciprocamente a soddisfarsi, per un tempo minimo, al di là di impegni reciproci e di progetti che superino l’istante”. “Nell’epoca di Facebook – ha spiegato il relatore - l’identità si virtualizza, come anche le emozioni, l’amore e l’amicizia”, e “la virtualizzazione è la forma massima di ambiguità, perché consente il superamento di vincoli e di confronti, aprendo a dimensioni narcisistiche imperiose e prepotenti”.

Eppure “qualcosa non funziona”, commenta l’esperto: “Lo avvertiamo dall’incremento del disagio psichico, dal sempre più pressante senso di smarrimento dell’uomo liquido, dalla ricerca affannose di vie brevi per la felicità, dall’aumento del consumo di alcol e stupefacenti negli stessi opulenti ragazzi della società di Facebook, dall’affermarsi di una cupa cultura della morte, dall’inquietante incremento dei suicidi, dal malessere diffuso”. In altre parole, “la liquidità dell’identità non aumenta il senso di felicità”, perché “la felicità non è correlata con l’incremento delle possibili scelte”, ma “con il possedere invece un ‘criterio’ per scegliere”, che “rimanda ad altro: avere un progetto, delle idee, una identità”. La ”rinuncia ad avere criteri”, cioè, “ha un prezzo: l’infelicità”. In questo contesto, ha concluso il relatore, “costruire dimensioni identitarie stabili e non ambigue, instaurare relazioni solide e che si dispiegano lungo progetti esistenziali che consentono l’apertura alla generatività ed all’oblatività, sono ancora l’unico orizzonte di speranza che si apre per l’uomo”.

Fonte: Radio Vaticana