Coronavirus. Cantelmi: “Il Papa coglie il punto centrale. Dall’orizzonte del balcone a quello della speranza”

Fonte: Agenzia SIR del 30/03/2020


Pubblicato il 30/03/2020

“Papa Francesco coglie il punto centrale, cioè quello dell’orizzonte. Quali orizzonti abbiamo? L’orizzonte concreto del balcone? Quello dell’economia? Quello del tributo delle vite umane?”. A porre l’interrogativo è Tonino Cantelmi, psichiatra e presidente dell’Aippc (Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici), commentando al Sir la preghiera formulata sabato 21 marzo dal Pontefice all’inizio della messa mattutina a Santa Marta, trasmessa come di consueto in diretta streaming e offerta per tutti i sofferenti a causa del coronavirus. “Oggi – le parole di Francesco – vorrei ricordare le famiglie che non possono uscire di casa. Forse l’unico orizzonte che hanno è il balcone. E lì dentro, la famiglia, con i bambini, i ragazzi, i genitori: perché sappiano trovare il modo di comunicare bene, di costruire rapporti di amore nella famiglia, e sappiano vincere le angosce di questo tempo insieme, in famiglia. Chiediamo la pace delle famiglie oggi, in questa crisi, e per la creatività”.

“Una risposta – riflette Cantelmi – possiamo forse trovarla in esperienze drammatiche del passato. Viktor Frankl nel suo famoso libro ‘Uno psicologo nel lager’ scrive che l’orizzonte che lo ha salvato dal campo di concentramento fu quello di pensare ad un futuro migliore, cioè di mantenere la capacità di pensare al dopo. Questa capacità si chiama speranza. La speranza è una funzione psicologica, ma si nutre fortemente di spiritualità. Cantare dai balconi è un modo per esorcizzare la paura, ma la risposta migliore è nutrirsi di spiritualità.

Sul piano psicologico – spiega lo psichiatra – la spiritualità orante aiuta già di per sé. La preghiera interiore, il dialogo con Dio: è questa la dimensione spirituale che davvero aiuta le persone a guardarsi dentro”.

E sulle famiglie “recluse” da giorni in casa osserva: “Per molti questo periodo di forzata convivenza è un po’ il momento della verità: quello di perdonarsi e di ricominciare, o addirittura quello di riscoprire le relazioni familiari. Per molti può dunque essere davvero l’opportunità di scoprire nuove vicinanze. Se per guadagnarsi questa opportunità è necessario passare attraverso un momento di crisi, di litigio o di altro, non c’è da preoccuparsi. Io direi: litigate pure; questo tempo ‘costretto’ tra le mura domestiche potrebbe essere un’occasione straordinaria per ricostruire i rapporti attraverso il perdono reciproco.

Anche con l’aiuto della preghiera interiore che aiuta a guardarsi dentro, a rivedere se stessi e a preparare la riconciliazione, e con la preghiera insieme, come la recita del rosario dello scorso 19 marzo, che oltre ad essere un atto di affidamento a Dio costituisce una  fonte di rassicurazione e di sostegno reciproco che accompagna e rafforza la riconciliazione”.

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Tonino Cantelmi: dare speranza nell’angoscia
Fonte: korazym.org del 03/04/2020

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Al presidente dell’Aippc (Ass. Italiana Psicologi E Psichiatri Cattolici), prof. Tonino Cantelmi, psichiatra e psicoterapeuta, abbiamo chiesto di illustrare quale ‘tempo’ ci attende dopo l’emergenza del coronavirus: “A mio parere nulla sarà più come prima. La pandemia COVID-19 segna il cambiamento d’epoca di cui ci ha parlato papa Francesco.

Questi mesi e forse anche più costituiscono un tempo di profondo cambiamento sociale ed economico, oltre che psicologico. Sociale, perché saremo costretti a rivedere modelli di comportamento, assetti economici, innovazioni irreversibili. Psicologico, perché l’esplosione della tecnomediazione della relazione che caratterizza questo periodo farà sì che la rivoluzione digitale possa compiere un passo ulteriore, verso cioè forme più esasperate di tecnomediazione della relazione”.

Questo tempo di ‘isolamento’ quale influenza avrà nei nostri rapporti?

“Il COVID-19 ci ha costretto ad avere più diffidenza nel contatto sociale. Per recuperare la diffidenza e vincere l’individualismo ci vorrà molto tempo. Ma soprattutto la vera novità è che stiamo sperimentando modelli relazionali sempre più esasperatamente tecnomediati. Secondo me questo sarà il vero cambiamento.

Tenderemo a lavorare in modo isolato da casa più di prima, tenderemo ad evitare riunioni ed incontri e a tecnomediare e ebenti gruppali o percorsi formativi, in altri termini questa esperienza sta facendo compiere all’umanità un ulteriore salto verso la rivoluzione digitale. Questo nel bene e nel male”.

Cosa possono scoprire le famiglie da questa ‘reclusione’?

 “Per molti questo periodo di forzata convivenza è un po’ il momento della verità: quello di perdonarsi e di ricominciare, o addirittura quello di riscoprire le relazioni familiari. Per molti può dunque essere davvero l’opportunità di scoprire nuove vicinanze.

Se per guadagnarsi questa opportunità è necessario passare attraverso un momento di crisi, di litigio o di altro, non c’è da preoccuparsi. Io direi: litigate pure; questo tempo ‘costretto’ tra le mura domestiche potrebbe essere un’occasione straordinaria per ricostruire i rapporti attraverso il perdono reciproco”.

E la preghiera quale ruolo ha?

“Fondamentale, perché la preghiera interiore aiuta a guardarsi dentro, a rivedere se stessi e a preparare la riconciliazione. Inoltre la preghiera insieme, come la recita del rosario dello scorso 19 marzo, oltre ad essere un atto di affidamento a Dio, costituisce una fonte di rassicurazione e di sostegno reciproco che accompagna e rafforza la riconciliazione”.

Come dare speranza a chi ora è nell’angoscia?


“Nel libro ‘Uno psicologo nel lager’ di Viktor Frankl, l’autore ricorda la sua esperienza terrificante nei campi di concentramento. Frankl sostiene che ciò che lo ha davvero lo ha tenuto in vita è stata la speranza in un futuro migliore. Ecco credo che la capacità di pensare al futuro e di sostenere la speranza sia la risposta migliore all’angoscia. La speranza è una funzione psichica molto importante che consiste nella capacità cognitiva ma anche emotivo-affettiva di confidare nel fatto che ogni problema contiene in sè una soluzioni: come ha detto papa Francesco in più occasioni, ogni crisi è anche una straordinaria opportunità”.