Un anno di zapping - Postfazione di Tonino Cantelmi

Guida critica ai programmi televisivi 2009-2010


Pubblicato il 07/07/2010


Ognuno sta solo davanti alla tivù trafitto da un raggio di sòle: ed è subito serie.

(Aldo Grasso www.corriere.it)

Nella società liquida postmoderna c’è ancora posto per la televisione? L’abitante del tecnomondo, l’indefinito avatar-viaggiatore del cyberspazio, così abile nella tecnomediazione delle relazioni e delle emozioni, il nativo digitale prossimo venturo, insomma l’uomo tecno-liquido del terzo millennio “guarderà” ancora la televisione? Certamente no, se la televisione non si stesse prontamente adeguando alla dimensione e alla cifra della liquidità. Liquido vuol dire non solido, cioè privo di riferimenti temporali (passato, presente e futuro sono sostituiti dalla nuova categoria dell’immediatezza), di riferimenti spaziali e storicoculturali (emergono i non-luoghi, come per esempio i centri commerciali, che costruiscono i non-mondi), di riferimenti valoriali (ampiamente sostituti dai nuovi criteri decisionali propri del desiderio senza limiti e della ricerca di emozioni estreme). Liquido vuol dire anche indefinito, ambiguo, narcisisticamente ripiegato sui propri bisogni individuali. E la televisione? La TV si sta adeguando in modo straordinario: nulla è più liquido della gran parte dei suoi programmi.

D’altro canto da sempre la tv svolge una qualche funzione sociale attraverso i generi televisivi e i corrispondenti registri linguistici. La paleotelevisione, quella in bianco e nero, aveva come scopo principale quello di erudire e la sua funzione pedagogica è stata sempre evidente. Lo faceva attraverso un palinsesto settimanale rigido, una netta distinzione di generi e per mezzo anche di canoni linguistici educati.

La neotelevisione ha stravolto il concetto di genere televisivo, rendendo labili i confini tra un programma e l’altro, fino ad arrivare ad una tv generalista, dove tutto è contaminato dall’intrattenimento. Intrattenere è il fine ultimo di un programma, sia nel senso di  entertainment, quindi divertire e appassionare,  sia nel senso etimologico di “trattenere” davanti la tv. Si pensano e si producono programmi che vanno bene per tutti coloro che si trovano a passare davanti ad uno schermo,  senza distinzioni di età o classi sociali.

Ma ai tempi della società liquida i generi televisivi diventano metageneri, mutevoli e cangianti, capaci cioè di cambiare forma alla fine di ogni “blocco”, l’entertainment non è più sufficiente, tutto diventa emotainment: l’intimità irrompe sul piccolo schermo, questioni profonde e passionali vengono affrontate in forma di intrattenimento, con molte connessioni al narcisismo. Tutto è reality. Ed in qualche modo si dà al telespettatore l’impressione di non essere più un soggetto passivo ma emotivamente attivo, giacchè  percepisce e vive rappresentazioni emotive fluide. Peraltro anche il modo di fruire i contenuti diventa liquido: si passa da un mezzo di comunicazione all’altro, dallo schermo della tv a quello del pc o del cellulare, tanto che potremmo parlare di “ambiente” TV-Web. Certo, come nel passato, la televisione detta mode, stili di vita, status symbol, ma la novità della TV liquida è l’ambiguità dei messaggi che trasmette attraverso i personaggi e i contenuti. La TV in altri termini intercetta, accoglie, amplifica e rilancia il tema dell’ambiguità in salsa narcisista. Cos’è dunque il “tronista” (parola entrata a pieno titolo nel nostro vocabolario e mutuata dal gergo televisivo, come testimonia il serio “Dizionario della Lingua Italiana” della casa editrice Zanichelli nella edizione 2010, che recita: tronista [tro-nì-sta] nome maschile e nome femminile, giovane di bell'aspetto invitato in una trasmissione televisiva che sta seduto su un trono seguito da vari corteggiatori; è il simbolo del successo facile per chi non ha particolari doti o competenze”), se non il frutto del fatale abbraccio tra narcisismo e liquidità?

Tuttavia non tutta la TV è espressione liquido-narcisista: lo testimonia proprio l’indagine compiuta dal MOIGE, il cui pregio è esattamente quello di cogliere, attraverso una decodifica attenta e rigorosa, gli aspetti “solidi” che ancora persistono. Esiste dunque una TV “buona”? C’è qualcosa di buono in qualche show, talk o reality o talent o in altri show ancora? Credo che ciò che può rendere “buona” la TV sia proprio la “riflessione” sulla TV e sui suoi meccanismi. In altri termini la riflessione sulla TV e la sua valutazione, proprio come è avvenuto in questo libro, costituiscono la più potente opposizione alla deriva liquido-narcisistica della TV. Sicuramente è importante agire sui contenuti che la televisione offre, ma è ancora più importante, a mio avviso, sostenere l’uso consapevole di uno strumento ancora molto potente e significativo nella costruzione dell’immaginario personale e collettivo.

un anno di zapping

guida critica ai programmi televisivi 2009-2010

Osservatorio Media del MOIGE Movimento Italiano Genitori coordinato da Elisabetta Scala a cura di Alessandra Caneva e Daniela Delfini

Nato dall’impegno più che decennale dell’Osservatorio Media del Moige, con il 2010 Un anno di zapping arriva alla sua terza edizione. Nel corso degli anni, il volume si è pienamente affermato come una guida critica alla Tv che partendo dalle numerosissime segnalazioni che giungono quotidianamente all’Osservatorio Media del Moige tramite il numero verde e un form on line, ha esaminato oltre 130 programmi del palinsesto televisivo italiano trasmessi in fascia protetta sui canali generalisti e satellitari, analizzandone pregi e difetti, quest’anno anche da un punto di vista psicologico. Oltre alla valutazione di tipo qualitativo, riferita sia agli aspetti tecnici che alle idee e ai valori veicolati, e alla valutazione generale delle trasmissioni comprensiva dell’idoneità alla visione da parte dei minori tradotta in simboli specifici - dal massimo del trash indicato con il bidoncino, alla stellina come simbolo di alta qualità, dal pollice in giù per i programmi inadatti ai minori al pollice su per i programmi con visione adatta a tutti, passando per una utile gradualità in base all’età, fino alla conchiglietta, il simbolo del Moige utilizzato per indicare i programmi ritenuti «migliori» in quanto valida unione di qualità tecnica e di contenuti adatti a tutta la famiglia – in questa edizione, infatti, si è messo in evidenza anche l’aspetto psicologico dei contenuti, consentendo un approfondimento a 360 gradi. A dare vita a questo nuovo approccio, una nuova squadra di autori guidati da Alessandra Caneva (consulente editoriale e artistico letterario per la televisione, nonché autrice di sceneggiati televisivi) e coordinati da Daniela Delfini (autore e story editor per la televisione), con la collaborazione di Francesca Orlando, psicologa, e il supporto, per la ricerca e la documentazione, della dott.ssa Emanuela Reali. Tra gli autori, anche alcune studentesse della cattedra di Psicologia del Prof. Tonino Cantelmi presso la LUMSA, Libera Università degli Studi Maria SS. Assunta di Roma, che hanno preso parte al Corso di Analisi Televisiva tenuto sempre da Alessandra Caneva presso la sede nazionale del Moige. Il MOIGE – Movimento Italiano Genitori è un’associazione di promozione sociale presente su tutto il territorio italiano, impegnata da oltre 10 anni in attività volte alla tutela dei minori e al sostegno ai genitori nel loro importante compito educativo. Attivo sin dalla nascita dell’Associazione, l’Osservatorio Media è costituito da un team di esperti impegnati costantemente nel monitoraggio dei vecchi e dei nuovi media, spaziando così dalla televisione al cinema, dai cellulari a Internet. L’Osservatorio inoltre, tramite il form presente sul sito www.genitori.it e il numero verde 800.93.70.70, raccoglie numerose segnalazioni dei cittadini, che analizza e poi trasmette agli organi competenti e agli stessi responsabili della programmazione con lo scopo di promuovere una maggiore attenzione verso i minori.

Per acquistare il volume:

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